
Oggi vi facciamo conoscere Massimo Meneghello Canoso, titolare e responsabile della produzione presso la cantina Canoso. Situata a Monteforte d’Alpone, presso Ca’ del Vento, questa cantina produce da oltre sessant’anni i vini vulcanici tipici della zona del Soave Classico. Assieme al fratello Primo e, dal 2015, al caro amico imprenditore Giovanni Bartucci, sono riusciti a dare una nuova impronta a questa azienda storica, e i risultati non hanno tardato ad arrivare. Abbiamo avuto modo di approfondire questo e altri aspetti della loro realtà quando siamo andati a trovarli pochi giorni fa.
Una cosa che colpisce subito arrivando qui in cantina è senza dubbio l’ambiente giovanile, tutti i vostri dipendenti sono giovani, e una cosa che personalmente trovo affascinante è che questi ragazzi, pur essendo molto legati al loro TERRITORIO, hanno tutti avuto importanti esperienze all’ESTERO (USA, Australia, Nuova Zelanda,…). Ecco, vorrei partire proprio da questi due elementi, che sembrano essere in contrapposizione, ma che evidentemente siete riusciti a conciliare.
- Si tratta proprio di una scelta specifica che abbiamo fatto. Ci siamo confrontati tra soci e abbiamo deciso di creare un gruppo di persone che sia affiatato dal punto di vista umano e radicato sul territorio, ma che anche abbia avuto esperienze all’estero in modo tale che ci sia un bell’appeal nel momento in cui riceviamo clienti o persone straniere. In questo modo possono trovarsi a loro agio con persone che hanno avuto esperienze anche fuori dall’Italia, che hanno un bagaglio di esperienza estera.
E questo si riflette mi pare anche sul piano produttivo, perché il vostro enologo ha lavorato anche in Australia.
- Assolutamente. Esatto, il nostro enologo Marco è stato sia in Australia sia in America, e quindi abbiamo portato a casa dei feedback anche per quanto riguarda la produzione. Dal 2015 abbiamo rivisto tutto l’assetto aziendale e anche la tipologia di prodotti, l’abbiamo traslata su un piano più internazionale, cercando prodotti che andassero bene per l’export e il gusto internazionale. Questo non è sempre facile, perché essendo noi molto radicati sul territorio, abbiamo sempre lavorato con degli standard che sono quelli della zona. Comunque con l’aiuto dei ragazzi che lavorano in cantina siamo riusciti a fare un bel lavoro, sia dal punto di vista produttivo sia commerciale. Dalle loro esperienze all’estero si sono portati a casa una chiara idea di come sono visti l’Italia e il vino italiano negli altri paesi. E questo ci ha aiutato a trovare un buon compromesso tra territorialità e offerta internazionale, che non è facile. La tentazione sarebbe quella di essere “storici” e radicati, anche perché siamo una delle aziende più vecchie che ci sono nella zona del Soave, ma serve anche uno sguardo che vada oltre i nostri confini.
Questo ha creato quindi un ambiente molto dinamico, mi piace sempre venire qui perché si percepisce proprio un’ENERGIA POSITIVA.
- E’ vero, siamo riusciti a mettere insieme un bel gruppo di ragazzi che sono molto affiatati tra di loro, e il clima è sempre molto sereno e rilassato. Non abbiamo avuto né l’esigenza né la voglia di creare una di quelle aziende stereotipate che devono avere delle regole rigide, siamo molto rilassati da questo punto di vista. E abbiamo capito che porta i suoi frutti.
E sempre con lo stesso concept avete aperto anche un wine shop in centro storico a Soave, giusto?
- Esatto, è stata una scelta anche questa importante, perché spostarsi da Monteforte è stato utile per avere la possibilità di essere a contatto con più persone, soprattutto stranieri che vanno in visita a Soave, che è un punto focale per quanto riguarda il turismo nella nostra zona. Abbiamo notato che è cresciuto molto l’interesse anche al di fuori della nostra città e della nostra provincia. E’ una formula un po’ diversa da quella che abbiamo qui in cantina, è in sostanza un bar monomarca dove serviamo i nostri vini, facciamo degustazioni, abbiamo inventato anche dei cocktail a base vino molto apprezzati. E’ diventato un punto d’incontro anche per la gente del luogo, e mai l’avremmo immaginato, c’è chi si trova lì per fare aperitivo o per due chiacchere, in un ambiente sempre molto familiare e intimo. Una formula che abbiamo visto funziona. In più ci sono oltre ai vini anche altri prodotti del territorio, salumi e formaggi, che ci forniscono altre aziende locali con cui collaboriamo.
Come abbiamo accennato prima, negli ultimi 10 anni l’azienda ha intrapreso una serie di azioni che hanno portato ad un cambio radicale della mentalità. Vuoi raccontarci in che modo si è evoluta la cantina?
- Dal 2015-2016 è cambiato l’assetto societario dell’azienda. E’ entrato in società Giovanni Bartucci, che oltre che un caro amico è anche un grande imprenditore, e ha portato uno spirito nuovo, una visione diversa da quella che è l’azienda vitivinicola della zona.Noi siamo nati come azienda familiare degli anni Sessanta, e si vendeva vino sfuso. Le prime bottiglie sono state vendute all’inizio degli anni Novanta, ma per molto tempo non ci siamo focalizzati sull’imbottigliamento e vendevamo soprattutto vino sfuso (come in parte facciamo tutt’ora). Quindi possiamo dire di essere una delle più vecchie aziende della zona, ma al contempo una delle più sconosciute e più nuove se parliamo di bottiglie etichettate con il nostro nome. Ad un certo punto abbiamo avuto l’occasione di fare questo salto di qualità, perché Giovanni cercava un’azienda vitivinicola in cui investire. Per lui questa è una passione, non c’entra nulla con il suo lavoro, ma è un industriale che ha avuto molte esperienze sia in Italia sia all’estero nel settore energetico. Tuttavia la passione del vino non gli è mai mancata, avendo suo papà lavorato come enologo per un certo periodo.
Con questo nuovo assetto siamo riusciti a dividerci meglio i compiti: io e Marco, l’enologo, seguiamo la parte produttiva, mio fratello Primo i vigneti, mentre Giovanni ci dà una grande mano per quanto riguarda l’organizzazione aziendale e commerciale. Il salto di qualità senza dubbio c’è stato, siamo arrivati a circa 100.000 bottiglie vendute, che non è tantissimo, ma comunque un numero ragguardevole. L’obiettivo è di imbottigliare tutto il nostro vino, e piano piano ci stiamo arrivando.
Mi accennavi che Giovanni lavora nel settore energetico. Questo fatto ha influito anche sulle vostre politiche aziendali indirizzandovi verso una tipologia di produzione più SOSTENIBILE?
- Ha influito sicuramente, abbiamo cercato di rendere la nostra produzione più sostenibile in tutte le sue fasi: l’uso ridotto di pesticidi e diserbanti in vigneto, l’agrifotovoltaico con cui stiamo cercando di convertire l’azienda all’energia sostenibile, pian piano si arriverà ad essere più indipendenti anche dal punto di vista energetico. Vogliamo senz’altro fare qualcosa di buono per l’ambiente e per chi verrà dopo di noi. D’altra parte il primo ad avere giovamento da un’agricoltura sostenibile è il contadino stesso, perché è lui che ogni giorno lavora nel campo ed entra in contatto con le sostanze che vi vengono impiegate. Anche questa è stata una scelta importante, perché non bisogna dimenticare che negli ultimi cento anni abbiamo fatto dei progressi enormi nell’uso della chimica in agricoltura, anche se forse abbiamo esagerato ed è meglio cercare di tornare indietro a quello che i nostri nonni facevano, che non era proprio sbagliato. Noi non abbiamo la certificazione biologica e non so se farla o meno perché con il cambiamento climatico che c’è in atto non è semplice pensare di lavorare con la certificazione biologica. Senza dubbio ti dà delle possibilità a livello commerciale, ma a livello produttivo a volte rischi di portare sul mercato un prodotto che non è salubre come dovrebbe essere. Quindi noi cerchiamo per quanto possibile di lavorare con un approccio biologico e sostenibile, intervenendo talvolta anche con metodi diversi.
Per concludere volevo soffermarmi un attimo sull’accoglienza, perché senza dubbio quando si viene qui ci si ritrova in un posto dove si sta bene e, te lo dico anche per esperienza, la gente non vorrebbe più venire via.
- A noi piace molto, quando accogliamo i clienti, che l’accoglienza sia allegra, festosa, che ci sia questo clima di piacere nel venire in azienda, di sentirsi a proprio agio e togliersi qualche curiosità. Questo è stato l’imprinting che abbiamo voluto dare ai nostri ragazzi quando abbiamo deciso di aprire al pubblico le porte della cantina, creare un clima di empatia dove le persone possano rilassarsi e sentirsi a casa.
Per quanto riguarda la nostra offerta, abbiamo cercato di diversificare i nostri prodotti in tutti gli ambiti enologici, dalle bollicine, ai bianchi fermi, i rossi, e i vini dolci, ce n’è per tutti i gusti. Tutti i vini provengono esclusivamente da uve autoctone coltivate da noi, non abbiamo conferenti, quindi la nostra filosofia produttiva si rispecchia in ogni bottiglia che immettiamo nel mercato. Non escludo che in futuro possa diventare interessante anche l’uso di vitigni internazionali, al momento abbiamo solo un piccolo appezzamento di Cabernet Sauvignon che ci sta già dando grande soddisfazione. Ma i nostri vini sono comunque tutti molto territoriali, ci piace tenere un piede nel passato. Possiamo quasi riassumere la nostra filosofia produttiva con questa immagine: un piede nel passato e lo sguardo al futuro.
Con questa immagine suggestiva concludiamo la chiacchierata, dandoci appuntamento Giovedì 13 marzo alle ore 19.00 presso la nostra sede in Corso Castelvecchio 3a, a Verona, per un nuovo “Aperitivo con il produttore”. Ti aspettiamo!
Se già conosci i loro vini o hai piacere di assaggiarli, li puoi trovare sul nostro shop online, e te li consegneremo direttamente a casa!